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Acqua pubblica, a due anni dal referendum il tradimento dei beni comuni

A due anni dal referendum in cui gli italiani hanno chiesto che l’acqua diventasse pubblica perché bene comune, la richiesta è stata disattesa in mille modi.

Oggi in Campidoglio alcuni volontari del Coord Romano Acqua pubblica hanno manifestato per chiedere al futuro Sindaco di Roma di rendere davvero l’acqua pubblica. Ma evidentemente l’acqua non può essere pubblica secondo politici e amministratori. Su 8000 sindaci italiani dal referendum del 2011 a oggi solo in 4 hanno veramente applicato le richieste dei 26 milioni di italiani: Napoli, Vicenza, Palermo e Reggio Emilia. Gli altri continuano a far pagare l’acqua come fosse un bene privato.

D’altronde con i cambiamenti climatici in atto l’acqua fra trent’anni sarà certamente più preziosa del petrolio, anche se sembra che possa essere effettivamente un piano di scontro ancora molto lontano dal risolversi. Dal governo Prodi al governo Berlusconi, mai come sull’acqua privata l’accordo è stato unanime: il Pd non ha mai appoggiato il referendum e tutti hanno sempre accolto con grande favore i balzelli sull’acqua anche se si affaticano a dire che non è l’acqua a essere messa in vendita ma i servizi collegati (ma che vuol dire? se non ho la fontana non ho nemmeno l’acqua).

A rompere gli equilibri i 160 parlamentari eletti nel Movimento 5 stelle che proprio tra quelle 5 stelle riconoscono l’acqua pubblica e per dimostrarlo il sostegno a Stefano Rodotà presidente della Repubblica rifiutato in casa Pd proprio per il suo alto senso del Diritto collegato proprio ai beni comuni.

Ma Cosa sono i beni comuni? Di fatto sono la rivoluzione nel principio del Diritto su pubblico e privato. Il Bene comune non è pubblico e non è privato, ma è proprio di tutti e spetta a tutti: cittadini, profughi e clandestini:

Sono beni comuni, tra gli altri: i fiumi i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le altre acque; l’ aria; i parchi come definiti dalla legge, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate. La disciplina dei beni comuni deve essere coordinata con quella degli usi civici. Alla tutela giurisdizionale dei diritti connessi alla salvaguardia e alla fruizione dei beni comuni ha accesso chiunque. Salvi i casi di legittimazione per la tutela di altri diritti ed interessi, all’esercizio dell’azione di danni arrecati al bene comune e’ legittimato in via esclusiva lo Stato. Allo Stato spetta pure l’azione per la riversione dei profitti. I presupposti e le modalità di esercizio delle azioni suddette saranno definite dal decreto delegato.

Insomma una vera e propria rivoluzione che nel caso dell’acqua è stata minata lo scorso 28 dicembre quando dal AEEG è stato emanato il Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico Integrato, in pratica la nuova privatizzazione dell’acqua che ha di fatto annullato quanto espresso da 27 milioni di italiani nella tornata dei referendum contro il nucleare e per l’acqua pubblica proprio nel 2011.

Mercoledì 12 giugno secondo anniversario del referendum a Roma in Piazza S.Cosimato si terrà l’incontro con Stefano Rodotà.

Via | MicroMega
Foto | Coordinamento romano acqua pubblica

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