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No Grandi Navi a Venezia, Davide contro Golia nel Canale della Giudecca

Dopo le proteste alla Stazione Marittima, alcune decine di piccole imbarcazioni hanno impedito il passaggio dei transatlantici da crociera nel Canale della Giudecca

La metafora dell’elefante nel negozio di porcellane ha trovato, da qualche tempo, il suo contraltare marittimo nelle navi da crociera nel Canale della Giudecca. Il grosso problema è che quest’ultima non è stata, in tempi recenti, una metafora, ma un’assurda verità. Quella dei mastodonti da crociera i quali – non paghi di quanto avvenuto all’Isola del Giglio – perpetuano il turismo guarda e fuggi che piace tanto ai collezionisti di foto.

Chi abita nei paraggi deve incollare i quadri alle pareti con il mastice o la gommina perché le vibrazioni, al passaggio, rischiano di far loro “scavalcare” il chiodo. Del fenomeno avevamo già accennato presentando, la scorsa settimana, Teorema Venezia, il documentario di Andreas Pichler vincitore del Concorso Documentari italiani all’ultima edizione di Cinemambiente.

Ieri il malessere nei confronti di queste navi lunghe oltre trecento metri si è organizzato con una protesta inscenata dal Comitato No Grandi Navi e dai giovani dei Centri sociali che da tempo si oppongono al passaggio della navi da crociera in Laguna.

Centinaia di persone hanno fronteggiato lo schieramento delle forze dell’ordine in due manifestazioni: una a terra, davanti alla Stazione Marittima, l’altra in laguna. Nella prima i manifestanti hanno ostacolato le operazioni di imbarco dei turisti e ne è nato qualche tafferuglio con la polizia. Al pomeriggio la manifestazione si è spostata in acqua, dove decine e decine di navi hanno occupato il Canale della Giudecca per ostacolarne il passaggio. Soltanto alle 21, con tre ore di ritardo, i transatlantici dei crocieristi – con la complicità della pioggia che ha diradato le barche dei manifestanti – hanno potuto prendere la via del mare.

Alla soddisfazione del comitato No Grandi Navi per l’esito della manifestazione, ha replicato Sandro Trevisanato, presidente di Venezia Terminal Passeggeri Spa che gestisce lo scalo veneziano (entrato nella top ten mondiale dei porti per numero di turisti):

Le autorità hanno stabilito dopo il caso Concordia nuovi e più severi limiti: distanze, velocità, eccetera… L’impatto ambientale? L’inquinamento generato dalle navi a Venezia è, per verifiche regionali, sotto la media europea. Le compagnie hanno sottoscritto un accordo con la città che abbatte ulteriormente le emissioni. Atenei, Cnr e Autorità portuale hanno accertato che non c’è alcun danno da movimento ondoso. Resta una questione estetica. Le navi da crociera entrano in Adriatico perché i passeggeri vogliono Venezia. Se gli armatori si stufassero di accoglienze come quella riservata ai loro ospiti ieri, potrebbero escludere Venezia dagli itinerari e scegliere altri porti, come Atene, Cipro.

Come dire che se il Paese vuole puntare sul turismo, escludere aprioristicamente Venezia potrebbe essere un errore madornale. Per Simone Venturini, capogruppo dell’Udc in consiglio comunale:

La ricerca di rotte alternative al transito per San Marco, a più di un anno dal decreto Clini-Passera, deve giungere a conclusione e in tal senso, come forza politica, chiediamo di raddoppiare gli sforzi e concludere gli approfondimenti, anche alla luce dell’incontro convocato a Roma. Tuttavia, la drastica e miope ipotesi di estromettere tout court le grandi navi dalla Laguna di Venezia, ventilata da qualche comitato e da qualche partito, non può essere accettata perché  comporterebbe il tracollo di un comparto strategico dell’economia veneziana. A tal proposito, mettiamo in guardia le istituzioni tutte, Sindaco, Regione e Governo, affinché non ascoltino le sirene di una minoranza rumorosa e variopinta, dimenticandosi di una maggioranza laboriosa e responsabile. Oggi la Città ha bisogno di un dibattito tecnico basato su dati oggettivi, non di suggestioni che rischiano di entusiasmare gli animi e di lasciare macerie.

Il destino di un polo turistico da 58mila visitatori al giorno (21 milioni annui) non può non essere una questione nazionale. E delle questioni nazionali deve occuparsi il Governo, senza se e senza ma.

Via | La Nuova di Venezia e Mestre

Foto © Getty Images

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