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Il ministro Galletti contro il referendum trivelle del 17 aprile

Il ministro dell’Ambiente non andrà a votare oppure esprimerà un voto contrario

Gian Luca Galletti è il ministro dell’Ambiente, ma è un ministro dell’Ambiente del Governo Renzi e, come tale, si adegua alle direttive provenienti dal vertice di Palazzo Chigi: pertanto il prossimo 17 aprile o non andrà a votare o voterà no.

In un’intervista rilasciata al Corriere Galletti ha spiegato che “col referendum si affronta il problema delle trivelle con l’ideologia, invece io dico di affrontarlo dal punto di vista scientifico”. La giustificazione di Galletti è che in un’economia basata al 90% sul petrolio occorre comunque acquistare questa risorsa dall’estero, quindi meglio autoprodurlo; il ministro cita Norvegia, Svezia e Gran Bretagna come paesi spesso citati come green che trivellano più dell’Italia e prefigura anche le conseguenze, secondo lui deleterie, che avrebbe la vittoria del sì: un disinvestimento di chi ha le concessioni con maggiori pericoli per l’ambiente. Naturalmente Galletti chiama in causa gli effetti sull’occupazione e stima in 10mila i posti di lavoro che si verrebbero a perdere nel caso di una vittoria del fronte del sì.

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Galletti parla poi dei progetti relativi allo sviluppo sostenibile:

“Abbiamo in campo progetti importantissimi, che abbiamo accelerato anche dopo l’emergenza di quest’inverno sulle polveri sottili. Abbiamo un bando di 900 milioni per l‘efficientamento energetico, un altro bando in arrivo di 250 milioni per l’efficientamento energetico per le scuole, altri 35 per la mobilità sostenibile, 250 per le Regioni per acquistare autobus nuovi ecologici. Tutto questo fa 2 miliardi di euro: qua ci vuole una progettazione forte da parte delle Regioni, non è un problema di soldi. I soldi spesso ci sono ma non si riescono a spendere bene”.

Secondo Galletti, inoltre, non ci sono prove scientifiche della nocività delle trivelle e l’unica soluzione per restare nel mercato è uno sviluppo compatibile con l’ambiente. Per Galletti le trivellazioni off shore lo sono. E i rischi per gli ecosistemi marini? “Noi abbiamo adottato la direttiva off shore dell’Ue che prevede una serie di misure preventive e di emergenza: poi l’incidente può sempre capitare”, taglia corto Galletti. Prima si garantiscono i posti di lavoro, l’indotto che generano e, soprattutto, gli interessi dei grandi gruppi economici, secondariamente si pensa all’ambiente incrociando le dita e sperando che tutto vada bene. È il dualismo di sempre: salute contro lavoro, ecologia contro profitti. E la politica, questa politica, non ha mai dubbi sulla parte dalla quale schierarsi.

Via | Corriere

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