
An Indian man sleeps underneath a tree as nearby buffaloes laze and wallow on a hot summer afternoon in Allahabad on June 11, 2014. Temperatures across many parts of northern India hovered around the mid-40 degrees Celsius mark, with the continued heatwave to last through the week, according to metereological officials. AFP PHOTO/SANJAY KANOJIA (Photo credit should read Sanjay Kanojia/AFP/Getty Images)
Il monsone è in ritardo e l’India sta sperimentando uno dei più caldi mesi di giugno a memoria d’uomo.
Il termometro è rimasto intorno ai 45 °C per un’intera settimana su tutto il subcontinente, causando 169 morti nello stato meridionale dell’Andra Padresh, mentre nella capitale il caldo unito alla elevata concentrazione di ozono ha determinato 79 vittime tra i senza tetto.
Secondo Jenamani, direttore dell’ufficio meteorologico di Dehli, il fenomeno non è tanto legato ai cambiamenti climatici, ma ad una combinazione di urbanizzazione, eccesso di cemento e di automobili che acuisce l’impatto dell’ondata di calore.
Le temperature crescono più rapidamente al mattino e rimangono alte fino a notte inoltrata nelle aree edificate e congestionate dal traffico. Molte zone dell’India stanno diventando delle vere e proprie isole di calore.
I picchi di domanda di energia per ventilatori e aria condizionata hanno causato numerosi e frequenti black out, aumentando l’esasperazione e la rabbia della popolazione. La produzione elettrica indiana è cresciuta notevolmente negli ultimi trent’anni, ma fatica a tenere il passo con l’aumento della popolazione, che ha raggiunto un miliardo e 250 milioni di persone.