Potrà l’umile Stevia salvarci da obesità e diabete?

La Stevia Rebaudiana è una pianta nativa del Sud America, utilizzata tradizionalmente dalle popolazioni locali per lo straordinario potere dolcificante delle sue foglie.

Se in Italia è per ora poco più che una curiosità,in Messico l’istituto di ricerca agraria ICAMEX sta sperimentando le condizioni per la crescita ottimale di questa pianta in varie regioni del paese.

Perché tanta ricerca nella Stevia? Perché il suo straordinario potere dolcificante, pari a circa 300 volte quello dello zucchero, si associa a un apporto energetico minimo e a un indice glicemico praticamente nullo. Basta masticare una singola fogliolina (cosa che chi scrive ha fatto durante la visita all’ ICAMEX) per poter apprezzare il forte sapore dolce, anche se leggermente più aromatico e leggero di quello del saccarosio.

Per questi motivi la Stevia potrebbe essere particolarmente utile al Messico che ha superato gli USA nel dubbio primato di nazione più grassa del mondo , con il 33% di obesi e il 70% di sovrappeso e con il diabete di tipo 2 che potrebbe riguardare fino alla metà della popolazione adulta, con 70000 morti all’anno.

La sua resa è pari a circa 5 tonnellate per ettaro, di poco inferiore a quella dello zucchero di canna che raggiunge 7,5 t/ha. (la resa della canna è pari a 75 t/ha, ma la resa in zucchero è di circa il 10%) deve essere coltivata in modo quasi biologico, usando cioè al massimo un decimo dei pesticidi usati normalmente in agricoltura; la foglie devono essere raccolte appena all’inizio della fioritura, quando l’effetto dolcificante delle foglie è massimo.

Le foglie sono fatte essiccare e poi sono tritate per ottenere la polvere dolcificante. Non si comprende quindi la necessità di vendere la Stevia pillole, come spesso avviene in Italia se non per dare una parte del guadagno all’industria chimico-farmaceutica e per darle un aspetto tradizionale da dolcificante.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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