
A cow is milked with a milker on March 11, 2015 in Caserta, southern Italy. Thirty years after introducing quotas to combat the butter mountain caused by overproduction, the EU is on the cusp of freeing up the dairy sector amid growing global demand for milk products. The milk production quotas will ending on March 31, 2015 in the EU. AFP PHOTO/MARIO LAPORTA (Photo credit should read MARIO LAPORTA/AFP/Getty Images)
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Le temperature record delle ultime settimane non rappresentano solamente uno stress per gli esseri umani, ma stanno alterando gli equilibri, i bioritmi e le attività anche della fauna.
Con il termometro costantemente fra i 30° e i 40° C nelle ore più calde del giorno, le api volano molto meno e tendono a rimanere a terra senza più riuscire a prendere il polline. Anche galline e mucche sono stressate dal caldo: le prime producono fino al 15% di latte in meno, le seconde riducono la produzione di uova del 10%.
È quanto emerge da un’indagine condotta da Coldiretti sull’estate più calda di sempre.
Le mucche, stressate dal caldo, mangiano meno e gli allevatori per far fronte all’emergenza e per portare un po’ di refrigerio si sono attrezzati di doccette, ventole, condizionatori e addirittura di integratori a base di sali di potassio.
Anche per i maiali sono stati accesi i condizionatori per evitare che, superato lo “spartiacque” dei 28°, i suini mangino fino al 40% della razione giornaliera.
Insomma, per gli allevatori il caldo rappresenta un costo aggiuntivo che, molto probabilmente, andrà a ripercuotersi sui prezzi dei prodotti che ne derivano, dalla carne al latte, dalle uova al miele.