Ségolène Royal, ministro francese dell’Ecologia, ha annunciato una nuova misura destinata a implementare la “migrazione” dei lavoratori dai mezzi motorizzati alle biciclette, una politica che a Parigi e in molte città dell’Exagon è stata sposata da almeno un decennio con l’implementazione del bike sharing e delle piste ciclabili.
La novità consiste in un rimborso di 25 centesimi a chilometro per ogni lavoratore che sceglierà di raggiungere il posto di lavoro in bicicletta, quindi a impatto zero. A pagare questo rimborso sarà l’azienda che compenserà queste uscite con uno sgravio fiscale da parte dello Stato.
E lo Stato ci guadagnerà in termini di standard dell’aria e di conseguenza, risparmiando sulle spese connesse a tutte le patologie derivanti dall’insalubrità dell’aria e dal sovrappeso dovuto all’inattività fisica. Insomma, il cerchio si chiude e la decisione presa da Royal farà guadagnare un po’ tutti.
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Quanto? Facciamo un esempio con un lavoratore che debba pedalare per 5 chilometri per raggiungere la propria azienda o il proprio studio: l’andata e il ritorno gli garantirebbero 2,50 euro. In una settimana, dal lunedì al venerdì, gli verrebbero rimborsati 12,50 euro e in un mese la cifra sarebbe all’incirca di 50 euro.
Il lavoratore verrà pagato per spostarsi e per compiere un’azione che, come abbiamo spiegato più volte sulle nostre pagine, fa bene alla salute e all’umore.
Anche se l’utilizzo della bicicletta è in forte espansione dopo decenni di monopolio dell’auto privata, in Francia solamente il 5% delle persone utilizza la bici per raggiungere il posto di lavoro.
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La novità fa parte di un pacchetto di misure anti-inquinamento proposte da Royal e una delle condizioni affinché l’azienda possa godere degli sgravi fiscali connessi ai rimborsi ai lavoratori è che la scelta venga compiuta volontariamente: non ci sarà, infatti, alcuna imposizione. Va detto che sono almeno 20 le aziende francesi che stanno portando avanti progetti di questo genere pagando i lavoratori di tasca propria. Sono stati proprio i feedback provenienti da queste aziende “pioniere” a spingere Royal verso l’opportunità di una svolta su larga scala. E ora non resta altro che pedalare.