
"Annullato l'aumento", controlla prima di pagare - ecoblog.it
Approvato alla Camera il decreto che modifica il calcolo dell’acconto Irpef 2025. Esentati i pensionati e i lavoratori dipendenti senza redditi aggiuntivi.
Con 153 voti favorevoli e 101 astensioni, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il Decreto Legge 55/2025, che diventa legge e modifica le regole per il calcolo degli acconti Irpef. Il provvedimento corregge un errore normativo che avrebbe potuto portare a versamenti più alti del dovuto, in particolare per i lavoratori dipendenti e i pensionati senza altri redditi. L’intervento recepisce le criticità sollevate nei mesi scorsi, evitando aggravi fiscali su fasce di contribuenti che non avrebbero dovuto subire aumenti.
Come cambia l’acconto Irpef e perché è stata necessaria la nuova legge
Il cuore del provvedimento riguarda il superamento dell’anomalia tecnica nata dalla riforma Irpef introdotta con il Dlgs 216/2023. Dal 2024, le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sono passate da quattro a tre, ma per effetto del comma 4 dell’articolo 1 del decreto legislativo, gli acconti Irpef per il 2025 e 2026 sarebbero rimasti vincolati al sistema precedente, con il rischio di calcoli gonfiati rispetto al reale dovuto.

In pratica, il problema consisteva nell’applicazione delle vecchie quattro aliquote al momento del versamento dell’acconto 2025, nonostante la riforma del 2024 avesse già introdotto la nuova struttura a tre scaglioni, poi confermata dalla Legge di Bilancio 2025. Senza una correzione formale, chi avrebbe dovuto versare l’acconto si sarebbe trovato a pagare più tasse del necessario, con un successivo conguaglio tardivo nella dichiarazione dell’anno seguente.
Il nuovo decreto, ora convertito in legge, sterilizza l’effetto del vecchio meccanismo, applicando direttamente le aliquote attuali. Viene anche ribadito che non devono versare l’acconto quei contribuenti che, come pensionati e lavoratori subordinati, non hanno altre fonti di reddito soggette a Irpef. Si tratta di una platea ampia, che con il vecchio schema avrebbe rischiato esborsi ingiustificati.
L’intervento del MEF e l’equilibrio fiscale ripristinato
Già il 25 marzo 2025, con un comunicato ufficiale, il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva segnalato l’intenzione di intervenire. In quel testo si riconosceva che, senza modifiche normative, l’acconto 2025 sarebbe stato calcolato usando le aliquote 2023, generando disallineamenti per chi era già passato alla nuova tassazione. Il MEF aveva anche specificato che il pagamento sarebbe stato richiesto solo se l’importo dell’imposta al netto delle detrazioni superava 51,65 euro, ma la misura era considerata comunque insufficiente a risolvere il problema alla radice.
Il Dl 55/2025 ha quindi recepito quella indicazione, fornendo un quadro definitivo per il calcolo corretto. Ora, grazie all’applicazione coerente delle aliquote aggiornate, si evita il rischio che lo Stato incassi anticipo d’imposta non dovuto, restituendo poi – a distanza di un anno – somme non spettanti. Un passaggio tecnico ma fondamentale per garantire equità e correttezza fiscale.
L’approvazione di questa legge rappresenta una tutela concreta per milioni di contribuenti, soprattutto per chi non dispone di strumenti per controllare in autonomia il corretto calcolo dell’acconto. Evitare l’aumento della pressione fiscale su redditi fissi e già tassati alla fonte è stato uno degli obiettivi prioritari del provvedimento.
Il voto compatto in Aula, senza nessun contrario, conferma la necessità del correttivo. Con questa norma viene chiuso un punto critico rimasto aperto dopo l’introduzione della riforma Irpef, e si ristabilisce un principio di proporzionalità che, nel caso in esame, rischiava di essere violato.