
La prima meta per i ricchi italiani all’estero (www.ecoblog.it)
Negli ultimi dieci anni, un fenomeno poco visibile ma di grande impatto si è consolidato nel panorama fiscale europeo.
Secondo lo studio di Unimpresa, la Svizzera si conferma la destinazione privilegiata per gli italiani con redditi elevati che optano per una residenza fiscale oltreconfine. Nel decennio 2013-2023 sono stati registrati ben 51.696 contribuenti italiani residenti in territorio elvetico, con redditi generati in Italia ma tassati all’estero per un totale di 3,34 miliardi di euro. Questi dati la pongono nettamente al primo posto nella classifica delle mete estere scelte dai ricchi italiani.
Dietro alla Svizzera si collocano il Principato di Monaco e Singapore, rispettivamente con 2.980 e 1.649 italiani residenti, e redditi dichiarati all’estero per 716 milioni e 126 milioni di euro. Seguono poi altre destinazioni come il Portogallo, con 4.182 contribuenti e 185 milioni di redditi, e gli Emirati Arabi Uniti, con 5.505 contribuenti e 340 milioni di euro. Altri Paesi emergenti per questa migrazione fiscale sono Panama, con 735 contribuenti, e Tunisia, dove risiedono 2.105 italiani con redditi per 111 milioni di euro.
Pensionati e lavoratori autonomi attratti da regimi fiscali agevolati
Non si tratta solo di grandi patrimoni o di imprenditori di successo. Il report evidenzia come negli ultimi anni sia cresciuto anche il numero di pensionati e lavoratori autonomi che hanno scelto di trasferirsi in Paesi come il Portogallo, la Tunisia, Cipro o Mauritius, attratti da regimi fiscali più leggeri e da specifici incentivi offerti ai cittadini stranieri.
Questi incentivi, finalizzati ad attirare investimenti e residenti qualificati, hanno però avuto l’effetto collaterale di innescare una vera e propria fuga di base imponibile dall’Italia. Il fenomeno, spiega Unimpresa, rappresenta una sfida importante per il sistema fiscale italiano ed europeo, nonostante i progressi compiuti in termini di scambio automatico di informazioni, blacklist di paradisi fiscali e convenzioni multilaterali volte a contrastare l’elusione.

Marco Salustri, consigliere nazionale di Unimpresa, sottolinea come questi dati rappresentino “un’erosione rilevante della base imponibile nazionale” e richiedano “una risposta politica ed europea urgente” per limitare l’elusione fiscale e ristabilire una concorrenza equa tra Stati membri. Il fenomeno, aggiunge Salustri, non è solo tecnico o fiscale, ma ha forti implicazioni politiche e sociali: “In un Paese come l’Italia, dove la pressione fiscale su imprese e lavoratori è tra le più alte in Europa, questo genera un diffuso senso di iniquità e disillusione”.
Il risultato è che chi ha la possibilità economica “trova il modo, legale o talvolta borderline, di spostare la residenza fiscale, eludendo così la progressività dell’imposizione”. Questo spostamento di contribuenti con redditi elevati verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli si traduce in una perdita significativa per le casse pubbliche italiane, complicando ulteriormente la gestione del debito e delle politiche di welfare.
Il quadro europeo e le misure di contrasto
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per combattere il fenomeno dell’elusione fiscale, implementando strumenti come lo scambio automatico di informazioni tra Paesi, l’aggiornamento delle blacklist dei paradisi fiscali e l’adozione di convenzioni multilaterali per migliorare la trasparenza fiscale. Tuttavia, secondo gli esperti di Unimpresa, questi strumenti non sono ancora sufficienti a fermare un flusso che continua a crescere, alimentato anche da politiche fiscali differenziate tra Stati membri e da incentivi mirati offerti da alcune giurisdizioni estere.
Il caso italiano evidenzia la necessità di una maggiore integrazione fiscale europea e di un coordinamento più stretto tra i Paesi per evitare la competizione al ribasso sulle aliquote e garantire una maggiore equità nel sistema tributario. La partita è aperta e coinvolge non solo aspetti economici ma anche profondi valori di giustizia sociale e solidarietà nazionale.