Il lavandino della cucina può essere peggio del bagno (se fai questo errore coi piatti) - www.ecoblog.it
Un’abitudine molto diffusa rischia di contaminare le stoviglie invece di pulirle: il motivo è legato alla proliferazione batterica nel lavandino
Quando si accumulano piatti e pentole dopo una cena lunga o una giornata stancante, l’istinto è quello di lasciarli in ammollo nel lavandino e rimandare tutto all’indomani. Un gesto comune, apparentemente innocuo, che però può rivelarsi controproducente per l’igiene della cucina. Secondo un approfondimento pubblicato dal portale House Digest e rilanciato in vari contesti internazionali, lasciare i piatti in acqua sporca per ore, soprattutto di notte, può favorire la crescita di batteri anche più pericolosi di quelli che si cercava di rimuovere. E non si tratta di un’esagerazione teorica: numerose analisi microbiologiche lo confermano.
Il lavandino come serbatoio di batteri invisibili (e spesso ignorati)
Molti ignorano che il lavandino, soprattutto quello della cucina, è una delle superfici più contaminate della casa. La presenza continua di cibo, umidità e calore lo trasforma in un ambiente perfetto per la proliferazione di microrganismi. Quando si decide di lasciare le stoviglie immerse nell’acqua per tutta la notte, il risultato non è solo il rilascio dei residui incrostati, ma anche la contaminazione silenziosa della superficie delle stoviglie, che resta invisibile ma persistente.

Il punto critico è che l’acqua non resta sterile, ma diventa presto un brodo di coltura: mescolata a grasso, amidi e residui di proteine, favorisce la moltiplicazione di batteri come E. coli e salmonella, soprattutto se nel lavandino ci sono anche residui crudi come uova o carne. A peggiorare la situazione, spesso il lavandino non viene disinfettato con costanza, e le spugne – se presenti nelle vicinanze – contribuiscono a diffondere i batteri su rubinetti, manici, scolapiatti e perfino alimenti freschi lasciati sul piano cucina.
L’acqua stagnante, oltre a diventare maleodorante, può trasferire parte di questi agenti patogeni sulle stoviglie, anche dopo il risciacquo. A livello visivo i piatti possono sembrare puliti, ma i contaminanti invisibili restano, specie se non si usa acqua ad alta temperatura o se si impiega una spugna già contaminata.
I consigli pratici per lavare correttamente e in sicurezza le stoviglie
Per evitare che un gesto apparentemente comodo si trasformi in un rischio per la salute, la soluzione più efficace è intervenire subito. Quando si utilizza una lavastoviglie, è consigliabile inserire i piatti senza pre-risciacquo ma dopo aver rimosso i residui solidi. Le moderne lavastoviglie sono progettate per gestire il carico senza bisogno di lasciare le stoviglie in ammollo.
Se si preferisce o si deve lavare i piatti a mano, la procedura raccomandata è semplice: riempire il lavandino con acqua calda e detersivo, lasciare i piatti in ammollo per non più di 20-30 minuti, poi lavarli uno a uno. L’uso di detersivo sgrassante è utile soprattutto con padelle e teglie. Una volta finito, le stoviglie vanno asciugate o lasciate sgocciolare in un ambiente pulito e asciutto, senza accumulare acqua nei fondi.
Per quanto riguarda la pulizia del lavandino, è bene ricordare che anche questo spazio va disinfettato ogni giorno, soprattutto se si cucina spesso. Una soluzione efficace e naturale è l’aceto bianco, che aiuta a ridurre la carica batterica e a neutralizzare gli odori. In alternativa si possono usare bicarbonato e acqua ossigenata per una pulizia profonda almeno una volta a settimana.
L’abitudine di lasciare piatti in ammollo tutta la notte nasce spesso dalla stanchezza o dalla convinzione che si tratti di un gesto pratico. In realtà, l’effetto è opposto: si rischia di rendere i piatti meno sicuri e favorire infezioni gastrointestinali. È importante diffondere questa consapevolezza, anche in ambito domestico, perché l’igiene parte dai piccoli gesti quotidiani. E quello di lavare i piatti – se fatto correttamente – è uno dei più cruciali.
