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ECOLOGIA

Costa Concordia, le “grandi manovre” per raddrizzarla salvaguardando l’ambiente

I dubbi di Scientific American: le operazioni per raddrizzare la Concordia rischiano di danneggiare l’ambiente marino

L’operazione di raddrizzamento della Costa Concordia prevista per settembre, sembra banale dirlo, sarà una fatica titanica dall’esito incerto ma che possiamo sintetizzare in due possibili conclusioni: un successo planetario o un disastro ambientale.

Riportare la Costa Concordia in linea di galleggiamento, così che possa prendere il mare e trasportata a Piombino (Li) per essere smantellata, significa trovare una soluzione unica per una nave di quelle dimensioni: 114.500 tonnellate di metallo inclinate di 80° con un profondo squarcio nello scafo, con migliaia di litri d’acqua salmastra imbarcate nella sua pancia e il rischio che al minimo errore si possa incappare in un disastro ambientale di proporzioni sconosciute.

L’allarme viene da Scientific American, che descrive uno scenario piuttosto inquietante qualora si incappasse in un nuovo incidente, o in un errore umano, durante le operazioni di raddrizzamento e rimorchio: la Costa Concordia è dunque, a tutti gli effetti, una bomba ecologica molto complessa da maneggiare.

Qualora anche una singola operazione andasse male ci si ritroverebbe una infinita serie di inquinanti di diversa natura (metalli, carburante, liquidi, vernici) che metterebbero a serio rischio il Santuario dei Cetacei, quel quadrilatero marittimo del nord del Tirreno (nel quale l’Isola del Giglio è completamente immersa) che è un paradiso per delfini, focene, balenottere e decine di altre creature di mare.

Le operazioni di rimozione

Il progetto di raddrizzamento e rimorchio è un lavoro ciclopico, mai tentato per una nave di tali dimensioni e stazza e avrà un costo stimato di oltre 300 milioni di dollari: la nave poggia su rocce semi affioranti in circa 18m d’acqua, proprio al principio di un ripido pendio sottomarino profondo fino a 200m. Una condizione di precario equilibrio, fino ad oggi fortunatamente non spezzato, che rende il tutto molto più complicato.

Sulle rocce sono stati applicati 21 fori da due metri di diametro (anche a 11 metri di profondità), operazione complessa e lenta a causa di numerose le difficoltà, tra cui la roccia viva di granito e la sabbia dei fondali che rendevano “la presa” complessa o impossibile.

Nei fori sono già stati installati alcuni pistoni che faranno da base a 6 piattaforme su cui poggerà un finto fondale, quasi completato; le piattaforme verranno a loro volta riempite con 11mila metri cubi di sacchi di cemento: si creerà così una struttura che sosterrà il peso della nave.

Sarà quindi possibile girare la nave, che a quel punto pescherà 18m di profondità, facendola arrivare a Piombino grazie a 30 cassoni di galleggiamento attualmente in fase di consegna da parte di Fincantieri.

La rimozione della Costa Concordia può dunque essere un successo planetario, una grande operazione di tecnica e potenza ingegneristica dai costi altissimi e i tempi incerti, ma certamente un record per l’umanità. Ma può anche diventare, e ci auguriamo non lo sia mai, uno dei più grandi disastri ambientali che il Mediterraneo abbia mai vissuto.

Nella gallery che segue potete ammirare i fondali dell’Isola del Giglio, facendovi un’idea dei rischi che corrono questi ambienti marini meravigliosi.

Foto | © Getty Images

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