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Liberi 4 capodogli spiaggiati a Punta Aderci ma ne sono morti 3: si sospetta l’air-gun

E’ una corsa disperata contro il tempo per salvare i 3 capodogli ancora sopravvissuti a Punta Penna, spiaggia della provincia di Vasto

UPDATE
ore 18:35
Quattro dei sette capodogli spiaggiati a Vasto sono stali liberati e la Guardia Costiera li segue per aiutarli a riprendere il largo. Lo rende noto Abruzzo24.

Sono circa una cinquantina i volontari che in queste ore stanno tentando il tutto e per tutto peer salvare i capodogli arenati a Punta Punta Aderci, spiaggia nel comune di Vasto in Abruzzo. Secondo le prime ipotesi i mammiferi avrebbero perso l’orientamento spiaggiandosi il che ha portato alla morte di 4 esemplari. Sulla spiaggia ne hanno trovati arenati 9, due, i più piccoli sono stati spostati e hanno ripreso il largo mentre gli altri sette, i più pesanti, sono rimasti bloccati. Di questi, nonostante gli sforzi dei volontari ne sono morti quattro.

L’impegno dei volontari consiste attualmente nel creare le condizioni per mantenere in vita i 3 capodogli sopravvissuti. Le squadre sono coordinate dagli esperti del Centro nazionale emergenza cetacei di Padova e dal Comando generale delle Capitanerie di Porto, sezione Ambiente Marino presso il Ministero dell’Ambiente. Collaborano anche i sommozzatori della Guardia costiera provenienti da San Benedetto del Tronto.

Il WWF però ha una idea precisa della causa che ha portato allo spiaggiamento i cetacei e riguarda l’air-gun ossia l’esplorazione alla ricerca di petrolio sottomarino sparando nei fondali marini bolle di aria compressa che restituiscono onde riflesse. Da queste saranno poi ricavate analisi sulla formazione del suolo e sulla eventuale presenza di idrocarburi. Questa attività di ricerca di idrocarburi sarebbe in corso sulle coste della Croazia e le onde in questione provocano se non la morte la perdita dell’udito per molte specie ittiche il che crea gravi problemi di disorientamento.

Spiega Fabrizia Arduini, referente energia per il WWF Abruzzo:

Il nostro pensiero, anche se e’ chiaramente da confermare va all’intensa attività di ricerca geosismica attraverso l’air-gun da parte delle compagnie petrolifere, attualmente utilizzato soprattutto sulle coste dell’altra sponda dell’Adriatico. L’air-gun e’ una pratica che per l’intensità di suono prodotto nel sottofondo marino diviene micidiale per i cetacei e non solo, come dimostra una ampia letteratura a riguardo. Anche i sonar militari, in particolare quelli a bassa frequenza hanno conseguenze devastanti per il mare e sono causa diretta di spiaggiamenti di massa e di emorragie per la risalita eccessivamente rapida degli animali spaventati da suoni mai sentiti in mare.

Via | Il Centro

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