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Caos rifiuti a Palermo

E’ un vero e proprio caos rifiuti quello che la cronaca palermitana ci consegna in questi giorni: tra cassonetti in fiamme, proteste sindacali dei dipendenti Amia, disagi alla cittadinanza la situazione si fa sempre più critica ed invivibile.

La protesta degli operatori ecologici Amia a Palermo, che chiedono garanzie sul loro futuro lavorativo, sta bloccando la raccolta rifiuti in quasi tutta la città: cumuli di immondizia, che ricordano quei “bei tempi” andati che, come i peperoni più indigesti, si ripropongono con una ciclicità che ha dell’inquietante; alle proteste dei dipendenti Amia si è aggiunta l’esasperazione della cittadinanza e, da domenica notte, i roghi hanno cominciato ad essere appiccati in tutte la città.

Decine di cumuli di rifiuti dati alle fiamme, che hanno interessato non solo Palermo ma anche la provincia; un problema capillare risolto, capillarmente, con il fuoco: solo nella notte tra domenica e lunedì sono stati ben 44 gli interventi dei Vigili del Fuoco.

Il caos rifiuti di Palermo è stato così sintetizzato dal sindaco Leoluca Orlando:

Ho messo a corrente ieri il ministro Clini sulla gravità del problema rifiuti a Palermo, frutto di dieci anni di malamministrazione, che hanno portato, tre anni fa, la procura di Palermo a chiedere il fallimento dell’Amia e a mettere sotto processo gli amministratori di allora. Dopodichè, per evitare il fallimento, applicando la legge Marzano, il ministro dello sviluppo economico ha nominato 3 amministratori che avrebbero dovuto risanare l’azienda, obiettivo che, dopo 3 anni, è stato mancato.

Tutti gli amministratori, vecchi e nuovi, sono stati denunciati e il Comune si è costituito parte civile al processo: quei 150 milioni di euro che ogni anno finiscono nelle casse dell’Amia, secondo Orlando, basterebbero per garantire una gestione del ciclo rifiuti ottimale, nella città d’Italia che differenzia meno in assoluto (il 92% dei rifiuti di Palermo finisce in discarica come “talquale”, una modalità di conferimento illegale): sprechi e ruberie hanno però disossato completamente Amia, rendendola un corpo morto in balia del brigante di turno. Per fronteggiare il problema il sindaco ha messo in campo tutte le forze possibili:

Ho disposto un’ordinanza che indirizza mezzi di altre aziende sull’emergenza rifiuti, che però nulla possono se si crea un disservizio di 2-3 ore e si accumula un arretrato difficle da smaltire. In tutto questo c’è la drammatica situazione della discarica di Bellolampo, ormai prossima alla saturazione e sottoposta ad interventi di sequestri giudiziari per quella che una volta era una discarica modello, a norma europea. […] Il comune di Palermo ha dato molte garanzie per un concordato per separare la bad company dalla new company, ma il tribunale ha rigettato il concordato non perchè lo ha ritenuto irricevibile, ma perchè ritiene che la Newco, che nascerebbe dalle ceneri della vecchia Amia, sia in condizioni talmente disastrose da non far apparire possibile una sua ripresa. Questo nonostante l’impegno formale, espresso dalla mia amministrazione, che si impegnava a vigilare sul corretto equilibrio finanziario della nuova azienda.

ha dichiarato Orlando, spiegando che sui 2.600 esuberi di Amia, il motivo cardine della protesta (almeno ufficialmente), non v’è certezza (nè sul destino nè sui numeri, che potrebbero essere più alti) e che la decisione finale spetta sempre al Tribunale di Palermo.

I cittadini nel frattempo sono allo stremo: i cumuli di immondizia ormai hanno cambiato l’urbanistica di alcune zone della città, rendendola invivibile, medioevale; i roghi, le barricate con i cassonetti, sono solo l’ultima conseguenza di questa esasperazione, in una città socialmente già complessa, difficile, come è Palermo.

Via | Ansa
Foto | Strettoweb

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