
Mediterraneo, temperature bollenti (www.ecoblog.it)
Il Mar Mediterraneo si conferma protagonista di un fenomeno climatico preoccupante, con temperature marine che raggiungono livelli record.
Il Mar Mediterraneo si conferma protagonista di un fenomeno climatico preoccupante, con temperature marine che raggiungono livelli record e prospettano un autunno ad alto rischio per il bacino e le regioni limitrofe. L’estate 2025 ha mostrato un riscaldamento senza precedenti, con conseguenze che si riflettono tanto sugli ecosistemi quanto sulla meteorologia, alimentando eventi estremi come piogge torrenziali e tempeste intense, tra cui i temuti medicane.
Ondate di calore marino nel Mediterraneo: un fenomeno in crescita
Le ondate di calore marino sono periodi prolungati durante i quali la temperatura superficiale del mare supera in modo significativo la media storica: specificamente, quando la temperatura resta al di sopra del 90° percentile per almeno cinque giorni consecutivi, si parla di un’ondata di calore marina. Questo fenomeno, formalmente definito nel 2016 da Hobday e colleghi, sta interessando con sempre maggiore frequenza il Mediterraneo, un bacino quasi chiuso che si riscalda rapidamente e trattiene il calore a lungo, in particolare nel Mar Adriatico e nel Mar di Sardegna.

Secondo i dati aggiornati del servizio climatico europeo Copernicus, l’estate 2025 ha registrato un’anomalia termica che supera i +3/+4 gradi centigradi rispetto alla media del periodo 1991-2020 in vaste aree del Mediterraneo occidentale, inclusi il Mar Ligure, il Tirreno e il Canale di Sicilia. Questi valori indicano un’ondata di calore marina estrema, con temperature marine che hanno superato quelle tipiche di luglio e agosto già a giugno, segnando un nuovo record.
Il surriscaldamento delle acque non è solo un dato climatico, ma un fattore che modifica profondamente gli equilibri degli ecosistemi marini. Nel Mar Adriatico, per esempio, l’aumento delle temperature facilita l’eutrofizzazione, ovvero la proliferazione incontrollata di alghe dovuta anche all’apporto di nutrienti fluviali. Questo fenomeno riduce drasticamente l’ossigeno disponibile in acqua, creando zone di soffocamento per la fauna marina e compromettendo la balneabilità delle acque, con effetti negativi anche sull’economia turistica locale.
Parallelamente, il Mediterraneo vede l’espansione di specie marine aliene di origine tropicale, come il granchio blu, che si insediano con facilità grazie al clima più caldo, minacciando la biodiversità autoctona. Questi cambiamenti biologici rappresentano un segnale chiaro di stress ambientale che richiede attenzione immediata.
Dal punto di vista meteorologico, la combinazione tra aria calda e mari riscaldati genera un ciclo di retroazione che amplifica l’insorgenza di eventi estremi. Le acque più calde alimentano l’umidità atmosferica e contribuiscono all’intensificazione delle perturbazioni, favorendo temporali violenti, grandinate e nubifragi. La recente ondata di caldo in Europa occidentale tra giugno e luglio 2025, con temperature fino a 46 gradi in Spagna e Portogallo, ha avuto un effetto diretto anche sul Mediterraneo, accentuando il disagio termico e potenziando fenomeni meteorologici di forte impatto.