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ECOLOGIA

Rifiuti nel Lazio, tra buchi di bilancio e sacchi neri

Si complica la situazione rifiuti nel Lazio

Il rinvio a giugno del pagamento della nuova tariffa Tares ha rappresentato un durissimo colpo alle casse delle imprese private del Lazio che si occupano di trattare e smaltire i rifiuti: in un sistema congenitamente in ritardo con i pagamenti, in cui le aziende vantano crediti anche milionari con gli enti locali, nel momento più complicato della crisi economica che al centro-sud morde selvaggiamente, questo potrebbe rappresentare il collasso del sistema rifiuti in buona parte della Regione Lazio.

Si è infatti in uno stato di pre-allarme per quanto riguarda gli stipendi dei lavoratori del Consorzio Gaia (che si occupa della raccolta dei rifiuti in 20 comuni tra la provincia di Frosinone e i Castelli Romani): in amministrazione controllata da 5 anni, il Consorzio Gaia rappresenta un po’ l’oggetto dei desideri delle politiche polveriniane sui rifiuti nel Lazio.

Con la creazione della società pubblica Lazio Ambiente Spa la Regione Lazio sperava infatti di acquisire il Consorzio e dare il via al business pubblico su raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; solo l’estromissione dall’acquisizione, firmata dal ministro Corrado Passera, aveva scongiurato questo ennesimo sperpero di denaro pubblico.

La creazione di un bando di gara per l’acquisizione di Gaia però non si è mai concretizzato ed oggi il Consorzio, che vanta 53 milioni di euro di crediti dai comuni, paventa il rischio del blocco della raccolta, nell’impossibilità di garantire gli stipendi agli addetti.

La situazione l’ha spiegata Pier Paolo Pizzimbone al Corriere della Sera di oggi:

Nella catena dei servizi pubblici il settore dei rifiuti è l’anello più debole. Infatti, la prestazione da noi erogata, considerata dallo Stato essenziale, per legge non può essere sospesa; neppure in caso di mancato pagamento da parte dei Comuni

ha detto il vice-presidente del Gruppo Biancamano, che opera anche nel Lazio e vanta un credito di 105 milioni.

Questa crisi si somma con l’emergenza rifiuti della Capitale, che è costretta dal primo gennaio a far trattare i rifiuti negli impianti disseminati nel territorio regionale, non senza proteste e polemiche fortissime: l’ultima stangata viene, anche questa volta, dall’Europa.

Nella lunga e dettagliata relazione della Commissione Petizioni, che recentemente ha visitato Roma e Napoli, su richiesta dei cittadini, per monitorare e valutare la situazione emergenziale dei rifiuti, non escono giudizi lodevoli, anzi:

La situazione nella Regione Lazio resta molto critica. […] Il ruolo e l’autorità del commissario straordinario in Lazio è del tutto inadatto ai reali problemi che affronta la popolazione, visti i livelli spaventosi della cattiva amministrazione di lungo corso […] i poteri di emergenza sono chiaramente controproducenti, oltre che in flagrante violazione di molti aspetti della legislazione Ue in materia di rifiuti

scrive la Commissione Petizioni, che definisce

vergognoso l’operato della Regione, della Provincia e del Comune

raccomandando l’abrogazione dello stato d’emergenza, dimostratosi controproducente, e ribadendo il giudizio fortemente negativo su qualsivoglia costruzione di una nuova discarica, ovunque essa sia (almeno nei siti proposti dalla Regione Lazio al Commissario staordinario Goffredo Sottile).

Proprio Sottile pochi giorni fa ha dichiarato, in un’intervista a Radio Vaticana, relativamente alle proteste dei cittadini del Lazio dei giorni scorsi:

A me queste proteste sembrano eccessive. Con tutto il rispetto per la libertà di ciascuno, dico che sono ingiustificate. Speriamo, piuttosto, che non accada niente. L’aspetto importante è che questi impianti di Albano, Colfelice e Viterbo, dove i mezzi stanno entrando regolarmente, funzionino bene, perche’ se funzionano male non solo sono dannosi per il rifiuto di Roma ma anche per il rifiuto locale.

Da Malagrotta intanto arriva la notizia che il Co.La.Ri. (il consorzio dei rifiuti facente capo al boss della mondezza romana Manlio Cerroni) ha fatto ricorso al Tar contro l’esproprio dei terreni di Monti dell’Ortaccio operato dal Municipio XV di Roma.

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