
Cosa sapere sui licenziamenti a chi spetta la 104 (www.ecoblog.it)
Nel contesto lavorativo italiano, la gestione dei permessi Legge 104 rappresenta un tema di grande delicatezza e complessità.
Bologna, 28 luglio 2025 – complessità, soprattutto quando emergono sospetti di abuso. Recentemente, una sentenza del Tribunale di Bologna (n. 731/2025) ha acceso i riflettori sulle difficoltà che incontrano i datori di lavoro nel dimostrare in modo incontrovertibile un utilizzo improprio di questi permessi da parte dei dipendenti, evidenziando come non tutte le prove raccolte siano sufficienti a giustificare un licenziamento.
Permessi Legge 104: il contesto normativo e la tutela giuridica
I permessi previsti dalla Legge 104/1992 sono concessi ai lavoratori che assistono familiari con disabilità grave, garantendo una tutela specifica che mira a proteggere il diritto alla cura senza compromettere il rapporto di lavoro. Tuttavia, la possibilità di utilizzo di tali permessi ha sollevato dubbi e controversie legati a potenziali abusi, con i datori di lavoro a volte intenzionati a procedere con sanzioni disciplinari severe, fino al licenziamento.

Nonostante ciò, la giurisprudenza italiana sottolinea che per legittimare un provvedimento così drastico è necessario disporre di prove chiare, precise e supportate da elementi concreti, capaci di dimostrare un uso improprio sistematico e non episodico dei permessi.
Il caso esaminato dal Tribunale di Bologna riguarda un lavoratore accusato di aver utilizzato i permessi 104 per scopi personali, anziché per l’assistenza alla madre gravemente malata. La società aveva incaricato un’agenzia investigativa, che aveva prodotto fotografie e pedinamenti volti a dimostrare attività del dipendente non riconducibili all’assistenza familiare.
Tuttavia, il giudice ha sottolineato come tali indagini fossero affette da lacune significative: in alcune giornate il dipendente risultava irreperibile, mentre in altre si trovava proprio nell’abitazione della madre, senza elementi sufficienti per escludere che prestasse assistenza. Un episodio rilevante ha riguardato la presenza del lavoratore presso un centro CAF per svolgere pratiche amministrative per conto della madre, attività pienamente coerente con il motivo di fruizione dei permessi.
Le uniche criticità emerse hanno riguardato due giornate estive in cui non è stata accertata alcuna forma di assistenza, ma anche in questo caso il giudice ha ritenuto che tali episodi isolati non configurassero un abuso sistematico, soprattutto considerando che l’azienda stessa aveva suggerito di convertire ferie in permessi 104 per quei giorni.
Un punto centrale della decisione riguarda la natura dell’assistenza al familiare non autosufficiente. Il Tribunale ha affermato che l’assistenza non si traduce necessariamente in una presenza fisica continuativa accanto al congiunto, ma può comprendere anche attività indirette, quali la gestione di pratiche burocratiche, la prenotazione di visite mediche o il disbrigo di commissioni.
Questo principio rispecchia la necessità di un approccio equilibrato e proporzionato nella valutazione delle presunte violazioni, evitando che episodi sporadici e privi di dolo possano compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra datore e lavoratore.
La sentenza ribadisce inoltre che per procedere a un licenziamento per abuso dei permessi 104 è indispensabile disporre di una ricostruzione dettagliata, coerente e supportata da prove inoppugnabili. Fotografie scattate fuori contesto, brevi video o semplici assenze non giustificate non possono in alcun modo sostituire una documentazione solida e inequivocabile.