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Alimentazione

Allevamenti ittici intensivi: petizione in Islanda

La petizione chiede ai politici islandesi di fermare la devastazione dei pesci selvatici e degli ecosistemi causati da allevamenti di salmoni in reti aperte.

Con una petizione 180 mila cittadini europei chiedono al parlamento islandese la chiusura degli allevamenti ittici dannosi per l’ecosistema.

Non tutti sanno che in Europa oltre il 50% del pesce in commercio proviene da allevamenti, anche per far fronte alla forte domanda. L’itticoltura intensiva fa discutere le associazione ambientaliste, per lo sfruttamento eccessivo dei pesci, su enormi gabbie in rete collocate in mare, dove gli animali sono trattati talvolta in modo indecoroso.

La petizione contro questo tipo di allevamento è stata consegnata dal team europeo di Patagonia, con il supporto dei gruppi di protezione ambientale islandesi, al Parlamento nazionale islandese. Lo scopo? Chiedere lo smantellamento degli allevamenti di salmone in reti aperte, che stanno danneggiando gravemente i pesci selvatici e l’intera fauna locale.

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Il testo della sottoscrizione contiene il seguente messaggio: “Ai governanti e membri del Parlamento d’Islanda, Norvegia, Scozia e Irlanda: come cittadini europei, siamo preoccupati e vi chiediamo urgentemente di agire per fermare la devastazione dei pesci selvatici e dell’intero ecosistema locale, causata dagli allevamenti di salmone in reti aperte. Vi sollecitiamo a proibire immediatamente l’apertura di nuove strutture e a impegnarvi per la dismissione di quelle già esistenti“. Ecco le associazioni che hanno provveduto alla consegna delle 180 mila firme:

-Icelandic Wildlife Fund
-Verndarsjóður villtra laxastofna (NASF)
-Landssamband veiðifélaga (Federation of Icelandic River Owners)
-Landvernd Icelandic Environment Association
-Náttúruverndarsamtök Íslands (Iceland Nature Conservation Association)
-Laxinn lifir (The Salmon Lives)

Jón Kaldal, della ONG Icelandic Wildlife Fund, ha commentato: “La petizione conferma che l’opinione pubblica è favorevole alla chiusura degli allevamenti in reti aperte. C’è molta preoccupazione per la continua minaccia alle popolazioni di trote e di salmoni selvaggi e per il danno arrecato al fragile ecosistema delle nostre coste. Inoltre, è chiaro che l’industria sta lottando per far fronte a parassiti e malattie, aggravati dalle temperature più calde del mare. Esistono già alternative al sistema di allevamento con reti aperte. Gli incontaminati fiordi islandesi e le popolazioni ittiche locali costituiscono un patrimonio nazionale inestimabile e siamo sicuri che sia il Governo, sia i cittadini vogliano proteggerli e preservarli per le prossime generazioni“.

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