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Alluvioni in Italia: in vent’anni oltre 400 morti

Dall’alluvione del cuneese a oggi, le problematiche connesse al dissesto idrogeologico sono una costante delle cronache italiane

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Sono 442 le vittime (fra morti e dispersi) delle alluvioni e delle inondazioni che hanno colpito l’Italia negli ultimi vent’anni. La tragedia di Genova, in cui ha perso la vita un uomo di 57 anni è un dramma annunciato. Il dissesto idrogeologico chiama alle proprie responsabilità la politica e il mondo dell’impresa. Mentre Salini Impregilo torna alla carica con Matteo Renzi per il Ponte sullo Stretto di Messina (costo previsto 4,5 miliardi di euro, ma sappiamo come funziona in Italia con i preventivi…), ben 2,27 miliardi di euro destinati alla manutenzione del territorio e alla prevenzione del dissesto idrogeologico sono bloccati e inutilizzabili.

La densità abitativa, la cementificazione che viaggia a 8 mq al secondo, la natura geologica relativamente giovane e una morfologia ricca di rilievi fanno dell’Italia un paese ad altissimo rischio, tanto che sono circa tremila i comuni italiani in cui il livello d’attenzione resta altissimo.

Vent’anni fa, il 5 novembre 1994 l’alluvione del Tanaro e della tratta basso-piemontese del Po causarono 70 morti e ben 2226 sfollati nelle pianure e nelle valli del cuneese. Un alluvione che mise sotto scacco la città di Alba e la sede madre della Ferrero.

Il 13 marzo 1995, nella Sicilia orientale, un forte nubifragio fece 11 vittime e 7 dispersi, il 12 settembre 1995 un’alluvione nella Lombardia nord-occidentale causò una vittima e centinaia di sfollati. Drammatica fu anche l’alluvione che colpì la Versilia il 19 giugno 1996: 13 le vittime e 1500 i senzatetto. Il 4 ottobre dello stesso anno forti piogge si abbatterono per ore su Crotone facendo sei vittime.

La più grande tragedia degli ultimi vent’anni resta quella consumatasi il 5 maggio 1998 a Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici. Decine di eventi franosi sui due versanti del monte Pizzo d’Alvano e sulla zona frontale e dorsale del monte Le Porche di Siano provocarono enormi colate di fango che si riversarono sulle abitazioni causando 159 morti.

Il 9 settembre 2000 l’alluvione di Soverato, in Calabria, fa 13 vittime e un disperso, un mese dopo, fra il 13 e il 16 ottobre, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia vengono colpite da forti e prolungate piogge. Il cuneese è colpito in maniera marginale, mentre Valsusa, Canavese e Ossola subiscono i maggiori danni.

La Valpellice e la città di Moncalieri sono allagate, anche Torino resta paralizzata per alcune ore: allagati i Murazzi, allagato il Parco della Pellerina e il quartiere Borgo Dora, a causa dello straripamento della Dora Riparia. A Torino i valori di piena sono da record, con 2300 m³/s.

Il 29 agosto 2003 un nubifragio fa 2 vittime nell’udinese, l’8 settembre 2003 due persone muoiono a Palagiano, nel tarantino, il 23 settembre dello stesso anno un nubifragio fa due vittime a Massa Carrara. Due le alluvioni del 2006, entrambe con 4 vittime: quella di Vibo Valentia il 3 luglio e la frana di Ischia il 30 aprile.

Il 29 maggio 2008 forti piogge nel Rio Cassarot, a Villar Pellice, causano una colata detritica che travolge una casa in borgata Garin facendo 4 vittime.

Il 22 ottobre 2008, in provincia di Cagliari, un’alluvione fa 4 vittime a Capoterra e una a Sestu. Due le vittime nel Cadore per l’alluvione che colpisce Valboite il 18 luglio 2009, mentre sono ben 36 i morti a Giampilieri Superiore e Scaletta Zanaclea il 1° ottobre dello stesso anno.

Nel 2010 si registrano altri quattro eventi con vittime: il 9 settembre ad Atrani (Sa) una vittima, il 4 ottobre in Liguria una vittima, il 5 ottobre a Prato tre vittime, il 1° e il 2 novembre tre vittime in Veneto.

Il 3 marzo 2011 l’esondazione di alcuni fiumi marchigiani causa 5 morti nella regione: il comune di Sant’Elpidio è quello maggiormente colpito.

L’11 giugno 2011 una persona perde la vita in Val di Taro, il 25 ottobre sono 12 le vittime dell’alluvione delle Cinque Terre, della Lunigiana e della Val di Vara. In meno di sei ore cadono sull’area colpita 520 mm di pioggia. Dieci giorni dopo, il 4 novembre 2011 Genova si allaga nuovamente: esondano i fiumi Bisagno, Fereggiano, Sturla e Scrivia, le vittime sono sei. Il 22 novembre Barcellona Pozzo di Gotto, Meri e Saponara vengono colpite da forti precipitazioni: tre le vittime.

È sempre l’autunno la stagione maggiormente a rischio. L’11 novembre 2012 l’alluvione di Massa Carrara causa una morte e lo sfollamento di 300 persone. Il giorno successivo 6 persone perdono la vita nel grossetano.

Il 18 novembre 2013, in Sardegna, l’esondazione di fiumi, torrenti e canali di smaltimento causa 18 vittime. Il maggior numero di vittime si registra a Olbia, ma vengono colpite anche Nuoro, Uras, Bitti, Onani, Torpè, zone dell’Ogliastra e del Medio Campidano.

Arriviamo al 2014. Il 19 gennaio una persona perde la vita nell’alluvione del Secchia, in provincia di Modena. Il 31 gennaio si verifica un’alluvione a Ponsacco, fortunatamente senza vittime. Il 3 maggio tre persone perdono la vita nell’alluvione che interessa la zona di Senigallia e Chiaravalle. L’8 luglio un forte temporale notturno sul bacino del Seveso e l’inadeguatezza della tombinatura del corso d’acqua mettono in scacco la città di Milano. Il 21 luglio altra alluvione, senza vittime, in Valfreddana. Il 2 agosto un violentissimo nubifragio si abbatte su Refrontolo facendo esondare il torrente Lierza.

Le alluvioni di settembre nel Gargano e nell’imolese sono storia recente, la vittima di Genova chiama la politica alle proprie responsabilità. Fra le tante emergenze quella della messa in sicurezza del territorio è una delle priorità, una priorità che peraltro può dare una mano all’occupazione vista che ci sono oltre 2 miliardi pronti per essere utilizzati e quasi tremila cantieri da aprire.

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