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Clima

I cambiamenti climatici al centro della Conferenza di Lima

Si è aperta oggi la ventesima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP20 a Lima a cui prendono parte 196 Paesi che tenteranno ancora una volta un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di CO2

Si è aperta oggi la COP20 di Lima, ovvero la ventesima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. Vi partecipano 192 Paesi che proveranno a accordarsi sulle azioni da intraprendere per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici.

Seguono la Conferenza anche osservatori a attivisti di varie associazioni ONG e ambientaliste. A Lima c’è anche Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia che seguirà a Lima proprio i negoziati e che osserva:

Non si possono più commettere errori o perdere ulteriore tempo prezioso. La COP20 è una cartina di tornasole per la volontà politica di raggiungere un accordo mondiale ambizioso ed equo sul cambiamento climatico dopo che sia la comunità scientifica che centinaia di migliaia di cittadini in tutto il mondo hanno sottolineato la necessità di agire presto e in modo efficace. Le conseguenze dell’inazione sarebbero tremende, le alternative ai combustibili fossili stanno già dimostrando tutte le loro potenzialità: dire che la sfida è difficile non è più una scusa valida. Abbiamo solo un anno di tempo prima del Summit di Parigi. C’è stato un buon avvio con le ‘offerte iniziali’ da parte di Cina, Stati Uniti e Unione europea, che si sono tutti impegnati a ridurre le emissioni. Gli impegni finanziari assunti da un certo numero di paesi all’inizio di questo mese costituisce un altro necessario impulso politico ai negoziati.

Quando parliamo di cambiamenti climatici non ci riferiamo solo a eventi climatici estremi o allo scioglimento dei ghiacciai ma alle conseguenze economiche che si hanno su moltissimi Paesi. Midulla, infatti dice:

Questo dovrebbe indurre tutti i paesi a essere pronti nel mettere da parte i propri interessi nazionali e agire nell’interesse del Pianeta.

Veniamo ai dati: la concentrazione di carbonio nel 2013 è stata pari a 395 ppm ovvero, la concentrazione più alta mai raggiunta negli ultimi 800 mila anni, nonché la più alta anche dagli inizi del 1750, ovvero epoca della Rivoluzione industriale, quando era pari a 277 ppm. Sempre nel 2013 la deforestazione ha contribuito all’8 per cento delle emissioni globali. Spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia:

Continuare a bruciare carbone, petrolio e gas e a continuare nei processi di deforestazione e degrado degli ecosistemi forestali, significa solo aggravare l’instabilità climatica con l’alta probabilità di raggiungere e superare delle soglie molto pericolose per tutte le società umane e per l’intera natura e ricchezza della biodiversità con cui condividiamo questo periodo della vita del nostro pianeta e grazie alla quale riusciamo a vivere e a ottenere benessere e sviluppo.

Primo passo da compiere, secondo il WWF è il contenimento della deforestazione, per cui ci ricorda l’associazione ambientalista, da almeno 40 anni sono stati distrutti almeno 42 miliardi di alberi, pari a 2000 alberi al minuto. E infatti proprio la scorsa primavera è stato lanciato il progetto Tresfronteras a tutela dell’Amazzonia.

Il WWF punta a fare pressione sui governi affinché inseriscano l’uso delle energie rinnovabili al 25 per cento raddoppiando l’efficienza energetica entro il 2020 e sopratutto che si impegnino nella deforestazione zero.

Riguardo il nuovo accordo per il 2015, questo, secondo il WWF dovrebbe includere: obiettivi globali di adattamento; il riconoscimento del ruolo centrale dell’adattamento nei contributi dei singoli Paesi; aumentare con donazioni il Fondo per l’Adattamento; sostenere con impegni concreti la lotta alla deforestazione; trovare e accordarsi su un sistema che aiuti quanti subiscono danni permanenti dai cambiamenti climatici.

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