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Papa Francesco: custodire la bellezza del creato e aver cura l’uno dell’altro

Nella sua prima messa pontificale Papa Francesco pone l’accento sul valore del custodire l’ambiente e prendersi cura gli uni degli altri

Nell’omelia della sua prima messa pontificale  Papa Francesco parla con forza della necessità di custodire la bellezza del creato, mettendoci in guardia dalla nostra rapacità (l’Erode che è in ciascuno di noi; leggi oltre un estratto del testo). E’ un messaggio diretto, semplice e chiaro (ben sintetizzato anche in Twitter) che va ben oltre le considerazioni prudenti, e a volte ambigue, del suo predecessore.

Il riferimento a Francesco di Assisi, è fondamentale; Francesco ama veramente e rispetta la natura come immagine di Dio. Lo dimostra nel più antico testo poetico della letteratura italiana, Il Cantico di Frate Sole; ma ce n’è traccia anche in questa straordinaria testimonianza del suo primo biografo, Tommaso da Celano.

L’attenzione ad avere un passo leggero nel mondo si vede anche dalla sobrietà di alcuni gesti del nuovo vescovo di Roma: niente pelliccia di ermellino, niente croce d’oro, anello piscatorio solo dorato, pasti semplici e a volte cucinati da sè.

Siamo solo agli inizi e le sfide sono enormi, ma è chiaro che l’occidente ha un bisogno disperato di una guida spirituale in grado di affrontare i rischi epocali che abbiamo davanti e di invitare a convertire il nostro stile di vita se non vogliamo correre verso il disastro.

Segue la parte centrale dell’omelia di Papa Francesco.

«La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!»

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