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Inquinamento

Ambiente, nel 2014 in Italia chi inquina non paga

Il 2014 che si appresta a concludersi è stato un anno orribile per l’ambiente perché chi ha inquinato non ha pagato

Il 2014 sarà ricordato come l’anno del chi inquina non paga. L’ultima prescrizione, riguarda la discarica di Bussi, in Abruzzo, per cui non c’è nessun responsabile e nessun colpevole. E non c’è nessun responsabile per quanto riguarda il processo Eternit per cui la Cassazione ha annullato per prescrizione la condanna di Stephan Schmidheiny.

Eppure di procedimenti penali che hanno riguardato i reati ambientali ve ne sono stati 50 mila tra il 2004 e il 2013 su un totale di 1.552.435 procedimenti. Dice Angelo Bonelli leader dei Verdi:

L’Italia è zona franca anche per chi vuole inquinare e non pagare nulla. Oltre ai processi prescritti c’è il dramma ambientale ed economico della mancata applicazione del principio chi inquina paga,ovvero dopo la prescrizione penale c’è anche la prescrizione economica.In Italia ci sono circa 180.000 ettari di siti nazionale e regionali da bonificare a cui vanno aggiunti siti inquinati non inseriti negli elenchi del ministero ambiente dei SIN ma non per questo non presentano gravi problematicità di danno ambientale. Il danno ambientale comprende i costi delle bonifiche, di ospedalizzazione dei cittadini ammalati a causa dell’inquinamento e i costi ambientali, cosi come previsto dalla direttiva europea che applica il “ principio chi inquina paga “ previsto dalla direttiva europea 2004/35/CE.

In Italia abbiamo tanti disastri ambientali impuniti: Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra e per ciò si attende l’inserimento nel Codice Penali del reato del delitto ambientale. La proposta arriva da associazioni di cittadini, di studenti, di categoria e comitati e promossa da Legambiente e Libera affinché sia approvato il disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale che prevede 4 delitti ambientali: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Ogni anno sono accertati 30 mila reati che fruttano oltre 16 miliardi di euro ma che mettono in serio pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini. Il testo di questa legge è fermo al Senato e approvarlo significherebbe rendere giustizia al popolo inquinato. , a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana.

L’altra faccia della medaglia dell’inquinamento e dai costi che gravano sulla salute e la sicurezza dei cittadini sono i costi delle bonifiche che in Italia, per ettaro, possono costare dai 450 mila al milione di euro e in taluni casi anche di più. Sapete quanti fondi sono stati stanziati dai privati per le bonifiche dal 2002 al 2013? 1,8 miliardi di euro contro i 2,3 miliardi di euro pubblici che però non sono stati sufficienti. In Italia abbiamo ben 57 siti altamente inquinati da bonificare, i cosiddetti SIN, per cui occorrerebbero 220 miliardi di euro, secondo stime che potrebbero però puntare al rialzo.

Spiega Bonelli:

Il danno ambientale nel SIN di Taranto (sito importanza nazionale da bonificare) è stimato in 8,5 miliardi di euro dai custodi giudiziari della Procura della Repubblica. Per la discarica di Bussi, in Abruzzo, cifra analoga 8,5 miliardi di euro. Per la centrale Enel di Polesine Camerini a Porto Tolle- Rovigo l’ISPRA ha calcolato il danno ambientale in 2,7 miliardi di euro con una relazione scientifica depositata nel procedimento penale che ha portato alcuni mesi fa alla condanna dell’ex ad Scaroni. A Crotone nell’area dell’ex Pertusola i danni provocati stimati sono di 3 miliardi di euro. Nel petrolchimico di Priolo-Melilli-Augusta solo disinquinare l’area servirebbero 10 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i danni sanitari e ambientali con una cifra che supera i 12 miliardi di euro. A Brescia dove c’e’ il Sin della Caffaro e dove si è inquinato per 20 anni il danno provocato è di 10 miliardi. A Brindisi nel Sin dove ci sono le centrali a carbone il danno stimato è di 3,5 miliardi di euro.

Chi ha inquinato, attentato alla salute dei cittadini non ha mai pagato in Italia. C’è stato un livello di sfruttamento del territorio che non solo ha violato i limiti della natura ma violato impunemente le leggi e il codice penale della Repubblica italiana. Le conseguenze all’economia di questo danno ambientale è elevatissimo, che gli economisti dovrebbero studiare perché quando si inquina le conseguenze su altre economie sono forti. Ad esempio come nell’agricoltura, nella pesca, nel turismo, nel commercio e gli indotti a loro legati. Quello che chiediamo è che il principio chi inquina paga si applichi in Italia arrivando a prevedere per legge il sequestro dei patrimoni degli inquinatori.

Via | Angelo Bonelli@fb

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