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ECOLOGIA

Amianto: l’UE verso il voto per lo smaltimento definitivo

A oggi soltanto la Polonia ha previsto un piano nazionale per lo smaltimento totale dell’amianto

A pochi giorni dall’inizio del processo d’appello all’Eternit, la Commissione EMPL Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo ha approvato con 40 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto una relazione nella quale l’eurodeputato Stephen Hughes ha proposto lo smaltimento definitivo dell’amianto presente sul territorio comunitario. Ora, perché si vada avanti verso un’Europa ad “amianto zero”, si attende l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo in programma fra un mese a Strasburgo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in 20-30mila casi all’anno il numero di malattie connesse all’amianto sul suolo europeo. L’Italia è stato – anche grazie alle lotte degli organismi sindacali di Casale Monferrato e allo scrupoloso lavoro del pm Raffaele Guariniello – uno dei primi Paesi a vietare la produzione e la lavorazione dell’amianto con la legge n. 257 del 1992.

In Europa e nel mondo la situazione è estremamente eterogenea. Mentre nel nostro Paese si è svolta la più importante class action della storia per morti da asbesto, in Canada, Brasile e India, le aziende che producono amianto continuano a lavorare indisturbate, spesso utilizzando i macchinari precedentemente dismessi in Europa.

Nonostante il divieto di utilizzo l’amianto resta un materiale diffusissimo e altamente pericoloso: il deterioramento di coperture, tetti o manufatti espone al rischio di inalazione delle fibre che possono provocare, anche a distanza di quarant’anni, gravi patologie dell’apparato respiratorio quali l’asbestosi e il mesotelioma pleurico. Edifici pubblici e privati, navi e vagoni ferroviari hanno utilizzato per anni questo materiale e i sistemi di vigilanza del mercato europeo sono ancora troppo deboli per scongiurare l’ingresso e la commercializzazione dell’amianto proveniente dalle nazioni nelle quali la produzione non è stata ancora interdetta.

Anche la Convenzione di Rotterdam – che regola a livello internazionale le importazioni dei materiali pericolosi e delle sostanze chimiche tossiche – ha inserito tardivamente il materiale, consentendone, in maniera indiscriminata, il commercio sino al 2011. Attualmente l’unico paese ad aver adottato una politica per lo smantellamento dell’amianto (anticipando così la probabile decisione dell’UE) è la Polonia.

La relazione di Hughes, intitolata Minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all’amianto e prospettive di eliminazione di tutto l’amianto esistente, propone all’UE l’obbligatorietà del censimento e della registrazione dell’amianto. Ma questa è solo la premessa, la parte più onerosa del lavoro sarà il ruolo di coordinamento di un piano d’azione continentale, nazionale e regionale per la rimozione, per la costruzione di discariche e di impianti di distruzione. Fra le richieste alla Commissione Europea vi è l’inserimento di un piano in materia di amianto nella strategia comunitaria per la salute e la sicurezza 2014-2020. Nella relazione di Hughes una parte molto importante è riservata ai criteri per il riconoscimento delle patologie connesse all’esposizione all’amianto, nonché il sostegno alle associazioni delle vittime della fibra killer.

Via I Rinnovabili 

Foto © Getty Images

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