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Fori Imperiali, Ignazio Marino spiega la rivoluzione: “quella strada scomparirà”

Intervistato da Lucia Annunziata il neo-sindaco di Roma Marino racconta il progetto per i nuovi Fori Imperiali: eliminare la strada e creare un grande parco archeologico, alla faccia di Mussolini

Via dei Fori Imperiali è stata creata da Benito Mussolini: occorreva, all’epoca, una strada che conducesse le parate dei mezzi militari e delle forze armate del regime fascista dal Colosseo (simbolo dell’Impero Romano) a Palazzo Venezia (simbolo dell’Impero fascista); Mussolini ordinò di abbattere tutto il quartiere popolare che allora sorgeva sopra e dentro il Foro Romano, radendolo al suolo e spostando decine di migliaia di persone nei quartieri di nuova costruzione della Garbatella e del Tiburtino.

Oggi il sindaco Ignazio Marino vuole tornare su quella decisione, non ripopolando il Foro Romano quanto eliminando quella strada, simbolo della fallace dittatura fascista e di quell’impero crollato oramai circa 1600 anni fa. Lo ha detto a Lucia Annunziata, raccontando come nel lontano 1988 gli venne l’idea (o l’embrione di un’idea, grazie ad una turista americana che definì “pazzia” il traffico di via dei Fori Imperiali), dicendo di aver studiato gli scritti di fine ottocento di Baccelli, il primo a parlare di “Parco Archeologico”.

La “pedonalizzazione” dei Fori Imperiali (che tale non è, ma dalle parole di Marino sembrerebbe che Roma deve dare “tempo al tempo” per potere vedere finita la rivoluzione che ha in mente) è solo un primo passo: nuovi scavi, strato per strato, fino allo smantellamento di quella strada e la creazione, in 25-30 anni, di una Roma completamente rinnovata, in cui arte, bellezza, storia e cultura si incontrano finalmente unite da un sistema urbanistico ancora tutto da realizzare (anzi, in larga parte da immaginare, ma il bello è anche quello).

Intervistato da Lucia Annunziata Ignazio Marino ha dato corpo alla sua “visione” di Roma:

“Si alla fine scomparirà (via dei Fori Imperiali, ndr). Immagino che ne rimarrà solo una parte, una sezione centrale, magari per biciclette e pedoni, magari per un tram… magari terremo le mappe dell’Impero. Questo risultato finale lo vedremo. Senza volerle sembrare un folle, mi immagino un’unica area che unisca i Fori Traiani ai Fori Imperiali…”

Un progetto immaginifico che conduce fino all’Appia Antica, depredata dal sacco di Roma dei palazzinari negli anni del boom economico e perpetrato ancora oggi con abusi edilizi in una delle zone archeologiche più incantevoli del mondo (e a più alta densità abitativa del mondo). Sul suo rapporto con le automobili il sindaco di Roma chiarisce:

“Io non lo chiamo odio, preferisco parlare di intolleranza. Ma sicuramente c’è. Cosa pensare del fatto che a Roma ogni 1000 abitanti ci sono 980 auto, che a Roma si muovono ogni giorno si muovono 600mila persone, di cui il 60 per cento fa meno di 5 chilometri? È un assurdo. Il traffico deve essere diminuito. È una priorità anche medica.”

Una posizione, una “visione”, quella di Marino che ha attirato immediatamente ferocissime critiche, anche da chi non ti aspetti: il M5s Roma, ad esempio, bolla la protesta come “dilettantistica”, spiegando:

“Fare degli scavi in quel tratto porterebbe alla luce solo le fognature di epoca fascista. Prima di rilasciare tali dichiarazioni avrebbe dovuto contattare archeologi e urbanisti.
Tale superficialità è preoccupante.”

senza però spiegare i danni che deriverebbero alla città da quella scelta. Su Twitter i commenti all’intervista sono divisi tra favorevoli e contrarissimi, anche con nomi importanti (Pierluigi Battista del Corsera, ad esempio, da residente nel rione Monti vede come una vera e propria “iattura” già il divieto di accesso tra largo Ricci e piazza Colosseo, figurarsi lo smantellamento di quell’asse viario.

Personalmente vedo nella proposta a lunghissimo termine di Marino due cose precise: la prima è una visione, un’immagine, che fa piacere veder raccontata da un sindaco, sopratutto se dal sindaco di Roma, che denota spirito d’iniziativa e creatività amministrativa. Nell’immobilismo romano oramai calcificato nelle coscienze dei residenti, questo aspetto non può che essere visto in modo positivo. La seconda è invece il tentativo di rottura, verbale fino ad ora (Marino è stato eletto poche settimane fa), con il passato (non inteso solo come Alemanno, ma anche come Rutelli, Veltroni e compagnia, che hanno devastato letteralmente una città riportandola indietro di almeno 35 anni). Il dubbio è: è vera rottura o propaganda?

Tempo al tempo.

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