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Cronaca ambientale

Rifiuti in Campania, la Commissione petizioni dell’Ue: “quadro allarmante”

La seconda parte della relazione della Commissione Petizioni dell’Unione Europea riguarda la Campania: un viaggio, l’ennesimo, nella Terra dei fuochi

Dopo aver sviscerato le questioni di criticità attorno all’annoso problema dei rifiuti di Roma e del Lazio, la Commissione Petizioni Ue si è spostata in Campania, dove ha incontrato i firmatari delle petizioni e alcune della autorità.

La Commissione si è molto concentrata sulle singole criticità in una Regione che negli anni scorsi è stata letteralmente schiacciata sotto il peso dei rifiuti, dell’emergenza e della criminalità organizzata e che soltanto oggi si sta cercando, in qualche modo, di risolvere fattivamente; le discariche, gli impianti di incenerimento, la raccolta differenziata, la Campania è entrata molto in ritardo nell’ottica virtuosa della gestione dei rifiuti e questo comporterà, per un po’ di tempo, una situazione borderline tra legalità ed illegalità.

In una Regione dove il malaffare, mafioso e non, si assopisce e ricresce con una facilità impressionante, il monitoraggio continuo dei siti e le bonifiche, da far partire immediatamente, rappresentano l’ennesimo piatto goloso nel business della monnezza.

Discarica di Santa Maria la Fossa, località Ferrandelle (Ce): qui la Commissione ha riscontrato un aggravarsi generale della situazione ambientale; nella discarica vengono gettati rifiuti indifferenziati ‘talquale’ (senza alcun tipo di trattamento, per intenderci): una modalità che ha gravemente inquinato la falda freatica a causa della contaminazione da percolato proveniente dal sito.

La Commissione Europea ha sollevato dubbi anche sull’uso degli impianti di compostaggio e delle isole ecologiche della zona. Proprio vicino a Ferrandelle c’è il sito di Maruzzella. dove la Commissione ha rilevato:

che siano 500 000 le tonnellate di rifiuti domestici e di altra natura lasciati all’aperto, il che fa sì che odori sgradevoli, polvere e altri detriti si diffondano per chilometri nell’area circostante, attirando anche animali saprofagi, ratti e milioni di gabbiani.

Il percolato proveniente da Ferrandelle e Maruzzella ha definitivamente compromesso le attività agricole e di allevamento dell’intera zona, a causa della contaminazione dei corsi d’acqua usati per l’irrigazione e l’abbeveramento degli animali:

ciò solleva gravi preoccupazioni riguardo alla contaminazione della mozzarella di bufala che diventerebbe così invendibile, distruggendo i mezzi di sostentamento di molti produttori locali. La salute della popolazione locale è minacciata, e si teme una crescente incidenza del cancro e di gravi infezioni bronchiali.

scrive la Commissione nella sua relazione.

Inceneritore di Acerra (Na): emissioni illegali, scarsa trasparenza, l’interruzione dei finanziamenti per l’osservatorio che dovrebbe monitorarne in continuo l’attività, l’impianto di bruciatura di Acerra, reso famoso perchè fiore all’occhiello della risolta emergenza rifiuti del fu governo Berlusconi (non è intenzione di chi scrive fare appunti da campagna elettorale, ma francamente questo “fiore” se lo sono messo loro all’occhiello), rappresenta anch’egli una grande criticità del sistema Campania:

Vi sono seri dubbi su cosa ne è stato dei circa 43 milioni di euro di finanziamenti per il miglioramento del sito. Nell’inceneritore di Acerra i rifiuti ancora non sono adeguatamente controllati e, apparentemente, si bruciano persino pneumatici di automobili, violando sistematicamente le norme previste per l’attuale situazione di emergenza.

scrive la Commissione Petizioni dell’Unione Europea, che sottolinea:

Durante il periodo estivo, è stato dato fuoco a migliaia di “eco-balle”, lasciate a bruciare e a inquinare l’atmosfera. Nemmeno il protocollo sottoscritto dalla regione e dalla provincia per uno screening sanitario della popolazione locale è stato attuato

cosa che, è inevitabile (e non è complottismo), suggerisce (alla popolazione, alla Commissione e a chi scrive) che le autorità nascondano qualcosa alla cittadinanza, come nei migliori luoghi di omertà.

Discarica di Terzigno (Na): situata all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio (dove la Camorra smaltiva, illecitamente, i ‘suoi’ rifiuti) e nota alle cronache per le proteste e gli scontri del 2010, la Commissione ha riscontrato un notevole peggioramento della situazione generale.

I rifiuti tossici e industriali continuano a essere scaricati senza alcun controllo apparente, mentre la seconda discarica (nota come Cava Vitiello) è già stata utilizzata per lo scarico illegale di rifiuti, anche se non è ancora ufficialmente autorizzata

si legge nella relazione, ove si ricorda che anche lo stato delle acque ad uso agricolo è ormai compromesso, sollevando così preoccupazioni anche in merito ad una possibile contaminazione dei prodotti alimentari; i firmatari della petizione temono che le promesse fatte sulle bonifiche siano state sotterrate più in profondità dei rifiuti stessi. Nel suo lavoro su Terzigno la Commissione punta molto il dito sull’assenza di comunicazione tra le autorità e gli enti locali/cittadinanza: la popolazione locale non solo non verrebbe informata, ma verrebbe fisicamente esclusa da ogni accesso alla documentazione sul sito e sull’inquinamento prodotto:

Altre persone della medesima zona parlano degli scarichi di amianto; sono state mostrate fotografie, e la popolazione si è allarmata per la tossicità dei terreni sui quali vengono coltivate e prodotte le verdure.[…] Sebbene sembri che il sito debba essere chiuso, vi sono seri timori dovuti all’assenza di informazioni circa la sua bonifica, nonché alla minaccia dell’apertura di un sito vicino anch’esso nell’area del parco nazionale del Vesuvio.

Terra dei fuochi e discarica di Chiaiano (Na): scrive la Commissione Petizioni che la discarica di Chiaiano è stata chiusa a fronte di un intervento della magistratura a causa, oltre che delle infiltrazioni mafiose, anche dell’altissimo livello di inquinamento della zona circostante; tuttavia le bonifiche e il riassesto del territorio non sono mai cominciati e Chiaiano oggi è abbandonata a se stessa. Sulla Terra dei fuochi, il firmatario della petizione giunta all’Ue è un sacerdote locale preoccupato, sottolinea nella relazione la Commissione,

circa gli incendi che stanno spazzando via una discarica industriale e che stanno producendo fumi tossici danneggiando la popolazione locale. I tassi di tumore, ritiene il sacerdote, sono molto aumentati nella zona, ma nulla è stato fatto per fornire chiaramente un rimedio alla situazione, nonostante il prefetto abbia visitato il sito.

Dalla relazione redatta dalla Commissione Petizioni dell’Unione Europea la Campania appare una terra avvelenata, soggiogata alla mafia ed agli illeciti del ciclo dei rifiuti, una terra abbandonata a se stessa: le preoccupazioni per il fortissimo potere della mafia in una regione ‘storicamente abbandonata’ a livello finanziario, che ottura ed ostacola la via per qualunque cambiamento, sono alla base delle perplessità della Commissione.

Da relazione dipinge una popolazione abbandonata, preoccupata, che si sente emarginata dal sistema istituzionale nazionale e locale; una popolazione arrabbiata

per l’impatto della crisi dei rifiuti sulla salute della popolazione locale, il firmatario manifestala sua rabbia perché niente è stato fatto per i rifiuti tossici scaricati nei laghi e nei fiumi, nonché in mare, in grandi quantità. Molti di questi rifiuti sono stati anche interrati e lasciati nel suolo, indisturbati e liberi di inquinare le falde acquifere.

Gli studi visionati dalla Commissione mostrano un quadro socio-sanitario allarmante, intessuto in un sistema economico corrotto e frammentario, in cui l’unico collante tra popolazione e fondi pubblici è la criminalità organizzata.

Nonostante una situazione che definire terribile è dir poco, i progressi, anche nella stessa Napoli, sono meritevoli di una nota: in città l’osservatorio sui rifiuti fa effettivamente da tramite tra le popolazioni e le istituzioni mentre è la Provincia di Napoli ad essere completamente scollata dalla realtà. Il problema di Napoli, oggi, è legato ai costi: la differenziata e il relativo smaltimento costano qui molto di più che in qualsiasi altra parte d’Italia, motivo per cui in alcune zone della città non è stato ancora possibile avviare la raccolta differenziata; lo sblocco di fondi comunitari è tuttavia vincolato dalla corretta applicazione del diritto UE, che in tal senso mostra il suo aspetto negativo.

L’Assessore all’ambiente della Regione Giovanni Romano, interpellato dalla Commissione,

Dichiara che si stanno compiendo tutti gli sforzi possibili per garantire la conformità della legislazione nazionale al diritto dell’UE, ma che 17 anni di leggi di emergenza continuano ad avere il loro effetto; l’onere del passato in materia è notevole.

Per molto tempo infatti la Regione Campania ha visto un blocco totale dei finanziamenti comunitari in materia di rifiuti, cosa che secondo la Commissione si sta rivelando controproducente: lo sblocco, nel 2010, di 150milioni di euro da parte della Regione e delle province andrebbe integrato con finanziamenti comunitari. Gli sforzi compiuti sono evidenti: si è passati da 7.200 tonnellate al giorno di rifiuti prodotti nel 2009 a 3,850 tonnellate al giorno nel 2012.

La situazione campana descritta è parallela a quella laziale, che ha l’aggravante (oltre che dei volumi di rifiuti prodotti quotidianamente) di non aver imparato nulla dall’emergenza partenopea, dalle denunce fatte per anni dalla Terra dei fuochi, dagli illeciti commessi in Campania, dal lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta. Come se il Lazio fosse un luogo impermeabile all’informazione, la politica romana non ha imparato nulla, anzi ha perpetrato le stesse logiche campane in materia.

Via | Ministero dell’Ambiente

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